Quand’ero un giovane chitarrista in erba, appassionato più di strumentazione che di note, trascorsi anni ad informarmi su chitarre elettriche, marchi, legni, pickup, amplificatori, ecc. Esistono probabilmente decine di buoni marchi e centinaia di chitarre dalle forme più variegate che varrebbe la pena suonare/acquistare per un motivo o per un altro. Cito a memoria: Eko, Yamaha, ESP (belle le LTD con top in acero occhiellato e meccaniche brunite), Steinberger (con le loro famose chitarre “headless” e potenti pickup attivi EMG), Jackson (resa famosa dal modello Randy Rhoads a “freccia”), Paul Reed Smith (chitarre di prestigio dal sustain “liquido”, tra cui le preziosissime “Dragon” ed il modello signature di Carlos Santana), Parker (con il famoso modello “Fly” ibrido con pickup peizoelettrici al ponte), ecc. Oltre a differenziarsi per la forma, la tipologia ed il livello di “selezione” (stagionatura, estetica, ecc.) dei legni usati per corpo, top, manico e tastiera, nonché delle parti meccaniche ed elettroniche, tutte queste chitarre si differenziano per diversi altri particolari, tra cui uno dei più rilevanti è l’attaccatura del manico al corpo, che può essere incastonato per l’intera lunghezza, incollato o avvitato, con diversi risultati soprattutto a livello di “sustain”.
Ciò premesso e nonostante tutte queste differenze, alla fine si ricade quasi sempre sul sound e sullo shape di tre “macro-categorie”: Fender, Gibson ed Ibanez.
La Fender è la chitarra probabilmente più famosa al mondo. L’hanno usata i più grandi chitarristi rock-blues di tutti i tempi, da Jimi Hendrix a Yngwie Malmsteen (di cui è stato realizzato un modello custom con tastiera “scalloped” a vantaggio della velocità), tipicamente in combinazione con amplificatori Marshall (es. serie “bluesbreaker” tutta valvolare), Vox, Orange, o gli stessi Fender. Dal suono luminoso ed equilibrato (dovuto anche al corpo in ontano), la Fender Stratocaster, emblema della chitarra elettrica senza tempo, è una chitarra abbastanza versatile, con 3 single-coil nella configurazione “standard”, che si presta a diversi generi musicali, abbinata a pochi fronzoli (effetti come il Voodoo Lab Analog Chorus e distorsori tipo l’Electro Harmonix “Big Muff” sono i suoi compagni ideali). Può essere customizzata in termini di pick-up, ad esempio utilizzando humbucker al ponte e/o modelli Seymour Duncan anziché quelli Fender di serie. Non esiste solo la Stratocaster: un’altra serie di grande successo è rappresentata ad esempio dalla Telecaster, del tipo single cutaway, con corpo in frassino molto seducente nella finitura “natural” (in combinazione con la tastiera in acero), e suono ancora più “aperto”. Di imitazioni dei modelli Fender prodotti da altri marchi ve ne sono a centinaia. Degno di nota il modello signature Pacifica Telecaster di Yamaha intitolato al chitarrista jazz Mike Stern.
Fender Stratocaster American Standard
Versione economica per principianti (o seconda chitarra)
Versione “boutique” per appassionati e collezionisti
Il marchio Gibson è l’altro marchio storico delle chitarre elettriche, dalle configurazioni (a partire dall’uso dei due humbucker) e dal suono quasi diametralmente opposto rispetto alla Fender (tant’è che chi se lo può permettere acquista modelli di entrambi i marchi per usarli in modo complementare). Anch’esso impiegato per diversi generi musicali, dal rock al jazz, è stato reso famoso da un paio di modelli in particolare: la serie SG (cosiddetta “diavoletto”, la chitarra di Angus Young degli AC/DC), dal suono “grezzo” e graffiante, molto diffusa tra i giovani chitarristi Punk; la serie Les Paul, adatta a tutti i generi musicali (compreso l’hard rock dei Kiss) ma spesso usata per il jazz in alternativa alle semi-acustiche (in combinazione ideale con l’amplificatore Roland Jazz Chorus, ma anche con testate boutique come l’italianissima Brunetti e coni Celestion in alnico). Si tratta di una chitarra dal corpo e manico in mogano, che determina un suono “caldo” e “pieno” (in parte bilanciato dall’ebano della tastiera), di una bellezza da incorniciare, soprattutto nella versione Custom “Black Beauty” (nero lucido, crema ed oro). Anche di questa chitarra esistono diverse versioni custom/signature (anche con tremolo vintage Bigsby), di cui una delle più famose è proprio quella del chitarrista dei Kiss, Ace Frehley, cosiddetta “Budokan”, una delle poche chitarre dotate di ben tre humbucker. Ricordo anche un’inconsueta Les Paul DC (doppia spalla mancante) con top in acero fiammato, binding e camere tonali. Tutte le chitarre Gibson sono prodotte in versione molto più economica, in genere con legni e finiture meno pregiati, con il marchio Epiphone.
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Per tutti i chitarristi che per un motivo o per un altro non intendono rivolgersi ai due precedenti marchi, ad esempio perché desiderano una chitarra dallo stile più moderno e dal suono più neutro, più versatile o semplicemente dal miglior rapporto qualità/prezzo, esiste l’ormai famoso marchio Ibanez, che è letteralmente esploso con la serie RG. Chitarra molto diffusa in ambiti hard rock e heavy metal, si distingue appunto per un suono moderno e a volte più “cupo”, che non si riconduce facilmente a quelli Fender o Gibson, anche se vi si può avvicinare in talune configurazioni. L’offerta Ibanez è molto variegata, con shape aggressivi, per lo più double-cutaway (doppia spalla mancante), corpi che vanno dal leggero tiglio al pesante mogano, bellissimi top e manici sottili tipicamente in acero, tastiere in palissandro (anche selezionato), tremolo tipo Floyd Rose, humbucker al ponte più 2 single coil (o un altro humbucker al manico) selezionabili in varie configurazioni (fino a 5), 24 tasti in luogo dei 22 delle chitarre elettriche più tradizionali. Tutto ciò consente una “suonabilità” superiore, particolarmente adatta ai generi “progressive”. Con queste premesse, le Ibanez si abbinano idealmente ad amplificazioni dal suono più moderno, come Laney, Peavey (ad es. il versatile “Classic 30”) e Mesa Boogie (in primis la testata Rectifier con cassa chiusa a 4 coni da 12”, perfetta per l’heavy metal più estremo), oltre a pedaliere multi-effetto digitali tipo Boss, Zoom, Digitech (es. RP50), BBE, Line6, TC Electronic (come il famoso G-Major), ecc. Tra i modelli custom/signature vanno citati quelli di John Petrucci (non più in produzione), Joe Satriani (con linee più morbide e arrotondate) e Steve Vai, quest’ultimo reso famoso dalla presenza del “manico” scavato nel corpo e dall’estetica spesso stravagante. Questi modelli, insieme, alle altre serie top (cosiddette “Prestige”), sono dotati degli ottimi pickup Di Marzio.
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